La donna cannone

La donna cannone

La mamma era incinta e aspettava due bambine, ma non nacquero due bambine, nacque Esmeralda, ed Esmeralda però valeva per due, e la mamma allora disfece quelle due tutine, e quelle due cuffiette e quelle due di tutto che aveva già confezionato, ed erano giusto giusto le misure per Esmeralda, e fin dai primi vagiti si capì che non era una bimba come le altre, e se ne stava tranquilla e mangiava ogni quattro ore, e faceva degli sbadigli da sembrare un leoncino, e anche quando si iscrisse alla classe prima le diedero un banco per due, e con la maestra in cattedra e lei nell’ultimo banco quei bambini si sentivano protetti, e non c’erano, come sempre capita, i soliti scapestrati che rovinano tutto, o forse sì, all’inizio ce n’era uno che faceva il galletto, ma Esmeralda lo aveva preso per una manina e quello aveva capito che gliela poteva stritolare come una noce e divenne subito ubbidiente, e anzi chiedeva il permesso per giocare durante la ricreazione, ed Esmeralda non dimenticò mai che la mamma aspettava due gemelle e mangiava e cresceva per due, e aveva diciotto anni quando passò dal paese un circo e per la prima volta vide Omero, l’amore della sua vita, e Omero era un ragazzetto della sua età ma era piccolo e magro, non più di quaranta chili, e raccoglieva la cacca degli elefanti durante lo spettacolo, ma anche lui aveva una parte da artista perché faceva l’imitazione di Charlot e ammaestrava le pulci… e da quel giorno, per alcuni anni, i due si scrissero lettere d’amore, lui immensi fogli perché non sapeva come esprimere tutto il suo amore, ed Esmeralda piccoli biglietti a forma di cuore con scritto dentro ti amo, e di parole ne diceva poche e piuttosto faceva i fatti, e così un giorno si unì al circo e sposò il suo Omero, e divenne la donna cannone, e ogni sera sotto la sua tenda si raccoglievano tanti bambini, lei gettava la sua lunga treccia e alcuni si arrampicavano fino alle spalle, due di qua e due di là, e altrettanti li teneva sugli avambracci, e alla fine era così piena di gioia che emetteva un peto formidabile, come una palla di cannone, e i bambini si rotolavano dal ridere, e dopo lo spettacolo quelli del circo sapevano che Esmeralda e Omero facevano un sesso sfrenato e anche le leonesse, gli elefanti e i cammelli erano impressionati da quelle grida di piacere… e questo è l’antefatto della storia il cui prosieguo tutti conoscono, di Esmeralda che fu riconosciuta la più famosa donna cannone nella storia dello spettacolo, e del tragico epilogo di quella sera, quando non buttò fuori dal corpo la gioia accumulata e morì soffocata, e del povero Omero che tutte le mattine va al cimitero e piange tanto perché ha due tombe da riempire con le lacrime e perché un amore così grande, prima di lui, nessuno lo aveva mai vissuto.

di Abramo Vane, illustrazione di Renato Pegoraro

Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)


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