
Compagni di scuola
Ed erano passati davvero tanti anni, e non sembrava, ma erano trenta, e come capita in queste circostanze c’era stato uno che si era preso la briga e aveva fatto le convocazioni, e così quella sera ci trovammo come i reduci di un’impresa, e l’impresa non era quella di avere tanti anni prima superato un esame di maturità, ma l’impresa era proprio quella dei trent’anni che erano seguiti, e questo lo capimmo appena ci vedemmo, e io, tranne Sorbaro che lo vedevo quasi tutti i giorni, il Fassi e la Binda che pure qualche volta li incontravo, per gli altri erano trent’anni che non vedevo quelle facce e quei corpi, e riconoscerli non era poi tanto facile, c’erano dentro l’essere e il divenire, e a parte gli inevitabili ricordi, quello a cui pensavo quella sera erano quelle mie compagne di scuola che avevano partorito nuove vite, e mi sembrava la cosa più incredibile, e guardandole le vedevo in quel momento, e certo non come era veramente stato, ma come io mi immaginavo, e non erano i figli in sé o la retorica della famiglia a interessarmi, e i figli poi li ho sempre ritenuti un’illusione, no quello che mi impressionava era proprio l’atto di quelle ragazze che erano diventate donne… e poi la sera era passata come una delle tante, e il più simpatico fu Muser quando tirò fuori da tasca il foglietto con il compito di matematica che la Marika gli aveva passato trent’anni prima, e lo teneva con due dita come una reliquia, e diceva… questo è il tassello senza il quale io avvocato non lo diventavo, e aggiungeva che tutte le volte che trovava un insegnante gli diceva mi raccomando, li lasci copiare quei ragazzi, non faccia loro mancare nessun tassello che li può condurre oltre, e altre sorprese mi attendevano, inaspettate, quella sera, e molte rimasero inespresse, e me ne tornai a casa felice ma sgomento, consapevole della mia pochezza, perché mi apparvero i limiti dello scrivere, e tutte quelle pagine, tutti quei romanzi che avrei voluto e potuto scrivere, in realtà erano già stati scritti.
di Fiorenzo Croci
Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)
- 1958
- Da Silvano, ai tempi del coronavirus
- Giovedì nero
- À Nous la Liberté
- Il violino dimenticato
- Raggio di sole
- Nuvolari
- Il re marziano
- Il bagaglio
- Il faro
- Clair de lune
- Storm, che volava nel vento
- Il ladro di parole
- Compagni di scuola
- La scatoletta di “Schokolade”
- La dichiarazione
- La torta di mirtilli
- L’uomo solitario lungo il viale
- Cuori solitari
- La paura (minuti di terrore)
- I giorni della bislunga
- L’uomo che raccontava storie d’amore
- Sole pigro
- La ragazza uccello
- In treno
- Gira, calumet gira
- Venere
- La stella della Mercedes
- La pagina bianca
- L’energia vitale
- Per sempre Venere
- Il serraglio di Uncle Goose
- Il ragazzo che uccise i babbi natale
- Guardo le nuvole
- Nuvole in medio oriente
- Sole e sangue
- Sotto le nuvole
- L’occhio
- L’uomo che scriveva nel vento

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