A Fabio e Serena

L’infermiera si fermò e si appoggiò al bordo del palco, “Ora pensate a quel giorno e dite di che colore lo immaginate”. Sorrise e fece un cenno col mento alla prima di noi seduta davanti. Eravamo una ventina, accomodate in qualche maniera sulle poltrone di platea. Ci zittimmo e, forse senza accorgersi, ognuna di noi aveva appoggiato la mano sul pancione. Qualcuna lo accarezzava. “Verde. Come la speranza che tutto vada bene”. “Giallo. Come il sole che vorrei ci fosse”. Io mi persi. Bianco, freddo, come i neon in sala operatoria, come quelli del macellaio. Blasfema, quasi, in quella circostanza. Eppure la gioia che avrebbe dovuto colmarmi il cuore a volte svaniva. Quel gelo ne prendeva il posto, riportandomi a meno di un anno prima, sotto quella luce bianca, mentre raschiavano via il mio diventare madre. “Azzurro, come il maschietto che deve nascere”, sentii dire alla mia destra. Tornai presente. “Verde” dissi io svogliata “come il camice che ti danno le ostetriche”.

Eccolo il giorno. Dolore. Paura. Rabbia, verso chi hai intorno e continua a dirti quello che devi fare, mentre tu vorresti solo che finisse tutto, e il prima possibile. Respira! Spingi! Riprendo fiato. Spingi! Spingi ancora! Niente verde speranza. Niente giallo come il sole. Rosso, come il viso paonazzo dell’ostetrica.

“Vedo la testa. Spingi!”. Rosso, come i suoi guanti di lattice ormai pieni di sangue. “A me hanno dato venti punti, tra interni ed esterni, tanto ero lacerata” aveva detto quella in prima fila alla sua seconda gravidanza. A chi l’ha già fatto un figlio, dovrebbero proibire di raccontare. Rosso, come la carne lacerata. Rosso, come la paura di morire per il parto. “Spingi! L’ultima spinta ed è fatta!”, mi incalza l’ostetrica. Sento il vagito, finalmente. Il bianco freddo si è dissolto. Lascio cadere indietro la testa e guardo il soffitto. Mi appoggiano sul petto il fagotto da dove sbuca la testolina, un po’ grinzosa, rossa, ancora imbrattata, e tanto, tanto meravigliosa.

Se me lo chiedesse ora, all’infermiera risponderei “Rosso”. Rosso come l’Amore che ho appena messo al mondo.

di Anna Nicodemo, disegno di Ilaria Andreoletti

Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)


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