Elementi del romanzo (i paesaggi)

Elementi del romanzo (i paesaggi)

I PAESAGGI, ogni uomo ne ha uno dentro di sé

Alcuni non li considerano nemmeno, scrivono storie lunghissime e non si vede un albero, un fiume, una montagna, un fiore o un prato. Per altri sono irrinunciabili. Non potrebbero raccontare una storia senza un’ambientazione precisa. Per altri poi il vero protagonista è il paesaggio. Come al solito, non preoccupatevi, e fate come volete. Non sono questi i problemi della scrittura, e non chiedetemi il solito elenco di vari tipi di descrizioni.

Sul paesaggio, in un mio libro di guerra sulla Campagna di Russia, quando il protagonista lasciava la sua casa per andare in un territorio sconosciuto, un capitolo lo intitolai Ogni uomo ha un paesaggio dentro di sé (*). Ecco, mi sembra una buona idea. Se sentite importante il paesaggio provate a pensare che ogni vostro personaggio ne ha uno dentro. Pensate a quante finestrelle si aprirebbero. I personaggi osservano e meditano su ciò che li circonda. I paesaggi che voi descriverete sono in relazione e in armonia con il protagonista e con la storia.

In qualche consiglio, fin dall’inizio, ho suggerito di leggere di tutto, dalla poesia ai fumetti, perché tutto torna utile. E anche qualsiasi tipo di arte. A proposito di paesaggi vi direi di guardare i film con un occhio particolare, attento. Al cinema dominano, come pure ogni altra ambientazione. Nella complessa arte del cinema troviamo varie professionalità in un lavoro d’equipe, e il paesaggio è affidato alla fotografia. E non siamo noi, nella complessità del nostro lavoro, non siamo noi anche fotografi?

Siccome ho ripreso a parlare di film, mi allargo un po’, e ricordo il capitolo dei dialoghi. Li seguite con attenzione? So già che siete attenti a come è stata scritta la sceneggiatura, ma il linguaggio del cinema, che non è quello della scrittura, riuscite a entrarvi? Non solo per capirlo, ma per trarvi ispirazione.

Ogni arte confluisce nella nostra. E mi allargo ancora. In realtà tutto quello che ci succede attorno, dalle nostre giornate piene di altri impegni, dalle vacanze, dalle altre nostre passioni, culturali, artistiche o sportive che siano, tutto è motivo di osservazione. Se vogliamo migliorare la nostra scrittura, non siamo mai spettatori occasionali. E il paesaggio ci parla ogni giorno. Scandisce il passare del tempo attraverso le stagioni, e il nostro stesso umore di giornata. Provate a scoprire il paesaggio che alberga nel nostro cuore. 

(*) … ed ebbe inizio quel viaggio che dal Brennero, attraverso la Germania, l’Ungheria e la Romania ci portò al fronte, e su quei treni pensavamo già alle pianure della Bessarabia, ai fiumi i cui nomi presto si sarebbero scolpiti nella mente, Bug, Dnjeper, Do­nez, Don, e guardando una carta militare ognuno se li im­maginava in qualche modo, un panorama di pianure e di fiumi più vasto di quanto fossimo abituati, perché il pae­saggio è qualcosa che ognuno ha dentro di sé, è l’indole stessa, il carattere, è la differenza che si vede subito fra un italiano e un russo, e anche quella fra gli uomini, di chi viaggia e di chi resta, del buono e del malvagio, ogni uomo ha un paesaggio dentro di sé, e noi arrivavamo dai fiumi, dai laghi, dalle pianure e dalle colline che erano le nostre, e così guardando quelle carte l’immaginazione si spingeva avanti e costruiva spazi diversi, ma per quanto questa operazione fosse audace quando conoscemmo dav­vero la vastità di quelle pianure, l’imponenza di quei fiumi dove si sarebbero svolte le più accanite e cruente battaglie, ci accorgemmo che la realtà superava la fantasia, e a que­sta considerazione se ne aggiunse un’altra, che cioè il pae­saggio a sua volta appare diverso a seconda degli occhi che lo guardano, delle circostanze, degli stati d’animo, e così si capisce come quel panorama, che non ci apparte­neva, entrò in modo violento dentro di noi modificando il paesaggio che era proprio dell’animo, e non solo, quelle pianure che sconfinavano nel cielo e quei fiumi a cui si le­gherà per noi l’esperienza tragica della guerra cambiarono la nostra visione della vita.

continua il 30 marzo

Abramo Vane, giornalista e scrittore, insegna alla Scuola di Scittura delle Edizioni IL CAVEDIO. Ha pubblicato libri di narrativa, d’arte, di poesia.


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